All’ Iris Caffè in via Bossi 2 a Busto Arsizio dal 4 maggio al 15 giugno 2009
Si “sofferma” per alcuni giorni nella natia Busto la pittrice – scultrice Giovanna Magugliani. Val la pena conoscere un briciolo della sua storia, per meglio gustare e la sua pittura e la sua scultura. Figlia del “tessile” (o meglio della “ciniglia”), ha trascorso l’infanzia a contatto col “colore” brillante e “pazzesco” di quel tessuto (di cui la fabbrica del padre sinaghino doc, era maestro). La “febbre” per il colore, nata intrisa nel colore, l’ha portata a seguire gli studi al Liceo Artistico di Busto e poi alcuni corsi a Brera ed ancora a proseguire la ricerca da autodidatta. Il confronto – scontro con i “maestri” di pittura e scultura di quel periodo (Pellini, Frattini, …) ha creato le basi per una sua personale ricerca più meditativa. La continua maturazione delle sue opere è cresciuta col tempo e l’impegno assiduo. L’altro evento che ha “condizionato” la sua ricerca espressiva, è il matrimonio con Pino, ingegnere, girovago per il mondo: e lei si sposta da Bombay a Tripoli, agli Emirati ad Abu Dhabi, a Riyad (dove tra l’altro ha insegnato nell’atelier d’arte della Principessa) e vive ora a Madrid ed Abu Dhabi. Spazi questi culturalmente provocatori (si pensi all’Islam, al respiro culturale delle metropoli, ai deserti fantastici, ai cieli infiniti, alla pulizia dei colori di natura): hanno sicuramente influito sulla sua visione dell’Arte. E così, di sfuggita ma dandoci il tempo per ammirare le sue opere, “ritorna” a casa la nomade Giovanna … E così, attraverso poche opere essenziali appare il suo “Universo privato” nel quale raccoglie oggetti, pensieri, vita e sogni …
E “La muratora”, ragazza incontrata in India che ritrae con maestria e approfondendo e facendo riapparire l’eterno “femminino” celato. E l’accarezza pittoricamente, e le dà perfino un nome: Kavita (quello di una giornalista di Abu Dhabi). E il nome le ricordava la Sibilla di Michelangelo, quasi portatrice di notizie del futuro …
E “Tolomeo”: è il “Pino” il centro del suo universo oltre che il “padrone di casa”. Per una nomade, come l’artista Giovanna, è la certezza tolemaica che la sua “terra” è centro del “suo grande universo”; che il suo Pino (“vergine”, quindi segno di “terra”) è un punto stabile di riferimento continuo, la sua certezza di guardare un cielo sconfinato senza capogiri o paure infinite … E poi, non per abilità, ma per profondità di ricerca, due opere astratte, due frammenti di sogno …
“La piccola mongolfiera”: un ricordo di una trasvolata in mongolfiera sui cieli di Abu Dhabi. Magritte e la mongolfiera vista ad Abu Dhabi, in un mondo dove puoi sognare anche da grande … E la bambina della mongolfiera è sempre quella che è in noi e finalmente, da grandi occhi, può credere, magari d’essere lì sopra a veder dall’alto.
“La tela bianca”: un momento emozionale che lascia trasparire la possibilità di infinite esperienze coloristiche ed infinite poesie da incidere.
Ed ecco che si svela la stranezza delle opere di Giovanna: saper calarsi nel minimale e saper volare nell’infinito in una contraddizione continua, che supera d’un balzo il descrittivismo ed il figurativo del peggior manierismo.
“Sateen daughter” In realtà è la storia della ragazza, la figlia di Sateen, una malesiana appassionata di cavalli; il mondo le gira intorno e lei sogna di essere veloce (come i cavalli che corrono più veloci del vento): e lei è così pronta a trasformarsi, da un sogno, nella “donna – cavallo”. Ma ci fa riscoprire un lato interessante di Giovanna la presenza di una sua opera scultorea. E’ la storia di “Anoud” (la principessina saudita), e amica di sua figlia Elena. Entrambe guardano il futuro e sognano. Storia di una bella amicizia ma ad ognuna il proprio destino …
Le sculture in Carrara delle cave di Michelangelo sono sottili sensazioni, sentimenti delicatissimi, che la sua scultura – pittura ha saputo cogliere per far sognare gli uomini più sensibili.
Dott. Arch. Paolo Torresan
Critico d’arte